Se le cose da fare o da imparare sono lunghe e complesse, diventano anche sgradevoli, ragion per cui le rimandiamo o le facciamo controvoglia, senza gioia.
Ingrid Fetell Lee ha creato la Joyspotters Society, una community on-line accessibile a tutti, dedicata al creare più gioia nella vita quotidiana, e uno dei temi di cui si occupa prevalentamente è proprio come vivere con agende piene di cose – importanti, per carità – che non ci piacciono eppure richiedono controllo e attenzione.
Mettete un timer
Le attività sgradevoli devono avere una durata definita, e spesso noi le rimandiamo proprio perché non siamo capaci di definire un tempo.
Mettere un timer è un sistema molto intelligente, perché crea consapevolezza: posso decidere di dedicare 15 minuti e solo 15 minuti a un file Excel, a stirare, a scrivere un articolo, fare un capitolo del corso on line, pulire il bagno….
Possiamo stabilire quel tempo e dedicare solo quel tempo, per poi passare ad altro.
La cosa interessante che accade è che, facendo così, ci rendiamo conto che effettivamente in quel piccolo tempo riusciamo a fare molto, e quella cosa grande, complessa e faticosa non ci appare più insormontabile. Ciò impatterà sul nostro approccio futuro.
Rendete divertenti le cose faticose
Molti JoySpotters hanno delle playlist per accompagnare gli incarichi più faticosi, che dipendono assolutamente dal gusto individuale, ma devono servire a creare energia e gioia, o comunque lo stato emotivo più utile per affrontare il compito.
Su Spotify ci sono delle playlist per argomento, e addirittura ne esiste una che si chiama cleaning and organizing!
Potete anche aggiungere qualcosa di piacevole
I profumi e gli odori possono essere molto utili in questo caso. Se aggiungiamo a un momento che consideriamo sgradevole, faticoso e complicato, un aroma che ci piace, il lavoro diventerà più facile.
Tenete il tracking dei vostri sforzi e dei vostri successi
Riuscire a vedere i successi, anche piccoli, e i progressi che facciamo nello svolgimento di attività complesse è fondamentale per ridurre il livello di ansia, trovare con più facilità in agenda lo spazio e il tempo da dedicarvi, e aumentare il desiderio di portare a termine il compito,
Il cervello ama i premi e le ricompense, e fermarci a riconoscere che siamo diventati più bravi o più veloci, che abbiamo portato a termine qualcosa con successo, attiva il sistema della gratificazione, che è fondamentale per attivare la nostra capacità di agire.
Possiamo anche creare un rituale di festeggiamento o di gratitudine, tutto nostro, per sottolineare il momento in cui stiamo facendo qualcosa di complesso e il momento in cui lo abbiamo portato a termine
Accettate un 7, fregateveno del 10
Alcuni compiti ci sembrano molto complessi perché vorremmo realizzarli ad un livello che rasenta la perfezione, e questo ci dà una sensazione soverchiante.
Se siamo perfezionisti, tenderemo ad avvertire questa sensazione, che ci indurrà a rimandare, o ci farà affrontare con grande fatica i compiti più complessi.
Possiamo allenare la capacità di essere contenti anche con un 7 e non con un 10, perché se accettiamo il 7, quell’ attività sarà fatta e potremo passare ad altro.
E se prendiamo confidenza con il 7, magari nel futuro saremo capaci di arrivare a un 8 o un 9, ma non è necessario impazzire per arrivarci subito.
Prendetevi uno spazio di “ozio”.
La regolarità o la disciplina non devono divenire sforzo costante, implacabile e ottuso. I momenti di pausa, le piccole eccezioni, sono indispensabili per rifiatare e ritrovare la voglia di ricominciare.
C’è un altra fonte che ho trovato di recente molto interessante sul concetto di semplificare le cose complesse, ed è il libro Effortless di Greg McKeown.
Il concetto chiave del suo manuale e che quando ci sentiamo sopraffatti, potrebbe non essere perché la situazione è ipercomplessa e opprimente, ma perchè stiamo complicando eccessivamente le cose nella nostra testa.
Porsi la domanda “E se questa cosa fosse facile?” è un modo per resettare il cervello quando parte per i suoi film.
Può sembrare semplicistico, ma funziona! E’ il principio di inversione, che venne spiegato dal matematico Carl Jacobi: “E se il contrario fosse vero?”
L’importante è accorgersi dei momenti in cui qualcosa ci porta via dal nostro centro, ci travolge in un turbine di dettagli, di perfezionismo, di preoccupazioni o di confusione.
E a quel punto, respirare, e chiedersi: E se fosse facile? E se tutti i passaggi che penso necessari non servissero?
Farlo può aiutare ad alzare la testa, e vedere soluzioni che abbiamo davanti agli occhi ma non vedevamo.
Non c’è niente di male nel trovare il modo più semplice per fare le cose.
Anzi, è indice di flessibilità e resilienza, e libera spazio ed energia per concentrarci appieno su ciò che conta, sulle priorità vere, lavorative e personali.
Però per molti non è così automatico credere a questa affermazione: siamo stati educati (in molti casi) a pensare che “difficile è bello”, “complicato ha più valore”, “impegno e fatica rendono il lavoro degno” .
Sono le voci dei nostri amici sabotatori: il perfezionista, il controllore, il previdente….Sono risorse, ma se prendono troppo spazio e si attivano in automatico, ci possono portare su sentieri non utili, spesso controproducenti.
Sono le voci dei nostri valori, che ci hanno portato dove siamo, ma a volte vanno guardati con obiettività, per scegliere se sono principi guida davvero utili per la nostra vita.
McKeown ci invita a entrare in un “Effortless State”, che in pratica è uno “Stato di Eccellenza“, in cui calma, lucidità e facilità sono attive: in quali situazioni della vita (forse sono quotidiane, forse c’è un caso specifico che spicca) ci sentiamo così?
Tutti abbiamo almeno un tipo di occasione in cui ci sentiamo o ci siamo sentiti così, spesso sorprendendoci di noi stessi, nella vita privata o lavorativa.
Io per esempio mi sento così quando dipingo: vengo presa da un senso di possibilità e sperimentazione, di gioco e semplicità, anche se non so mai realmente come arriverò in fondo. Se decido di riconnettermi al ricordo di un mio momento di pittura, questo risveglia in me più lucidità e facilità alle cose difficili, anche quelle che non c’entrano nulla col dipingere.
Tutti possiamo attivare quello “Stato di Eccellenza” attraverso i ricordi. Scopri come cliccando qui: anche se l’articolo parla di un altro aspetto, la modalità è sempre valida.